Tag
cinema, cinema francese, François Mitterrand, Francia, Georges-Marc Benamou, Le dernier Mitterand, Le passeggiate al campo di Marte, Robert Guediguian
Questo film costituisce un’operazione politica di grande rilievo. E’ un’azione quasi impensabile in un contesto politico come il nostro. Si racconta dell’ultimo Mitterand, leader socialista forte e discusso. Gli uomini della Francia, esattamente come tutti gli uomini, sanno avere grandi idee, possono essere sostenuti da forti passioni, a volte riescono anche a realizzarle. La differenza, con le altre nazioni, è che la Francia sa amare anche senza adulare e rispettare anche senza condividere. La Francia sa anche osare lì dove altri paesi non si arrischierebbero mai da soli. Forse nessun paese di cultura occidentale racchiude tutte queste caratteristiche insieme. Ecco perchè questo film è un tipico figlio della cultura francese.
L’opera è tratta dal libro intervista “Le dernier Mitterand” di Georges-Marc Benamou e conserva lo schema narrativo dell’intervista, includendo le trasformazioni che l’opera di giornalismo aveva sul giovane reporter. L’intervista si realizza durante gli ultimi sei mesi del settennato di Francois Mitterand, un u omo gravemente malato che sfida il tempo, per compiere il suo ruolo di guida del paese, fino all’ultimo giorno di mandato che i francesi gli hanno affidato, prima che il tempo trovi lui. Mitterand si relazione direttamente alla storia e al suo spirito, in piena adesione all’approccio Hegeliano, in condivisione con la disposizione d’animo dei suoi connazionali. Misura il suo potere sui tempi di imperatori e re, in osservanza ad una grandeur che non e’ sempre megalomania ma a volte anche trascendenza. Trascendere dal proprio tempo, verso la storia; trascendere dal proprio affanno quotidiano verso l’empatia con i propri concittadini ma anche con la classe che lo ha espresso: la classe operaia. Si, in Francia, era (è?) ancora possibile dirsi socialisti, indicando l’orizzonte della proprietà pubblica dei mezzi di produzione. In Francia non è, ancor oggi, uno scandalo che lo stato possegga grandi (ed efficaci) industrie.
Mitterand è l’uomo che riuscito ad unificare, al governo la sinistra socialista e quella comunista. Una sinistra capace di assicurare stabilità e forza al paese, anche attraverso l’affermazione di alcuni principi forti: il diritto d’asilo a prigionieri politici, il diritto all’emancipazione progressiva dall’alienazione del lavoro salariato. E’ anche l’uomo a cui si attribuisce una titubanza nell’adesione alla lotta di resistenza, sulla cui vita privata si è svelata l’infedeltà. Dunque, non un santo. Un uomo “vero”, con le sue contraddizioni su cui è possibile avere opinioni discordanti.
La Francia non è antropofoga, crea, conserva e ama i suoi miti che le servono per alimentare il suo spirito. Questo film dice di tutto questo, schierandosi, scegliendo la sua parte. E il cinema ha bisogno di scelte, il cinema ha bisogno della Francia.